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venerdì 13 novembre 2015

Il 30 settembre 2015 il Consiglio Comunale di Livorno non ha approvato il bilancio consolidato sperimentale dell'ente in quanto mancante del bilancio di una sua partecipata, l'AAMPS, e la notizia è stata riportata dalla stampa e dalle TV nazionali. Per giorni non hanno parlato d'altro, rimarcando la nostra totale, per loro, inadeguatezza.

Il 9 novembre 2015 il Consiglio Provinciale di Livorno non ha approvato il bilancio consolidato sperimentale dell'ente in quanto la maggioranza non aveva i numeri, visto che un consigliere che appoggia la maggioranza ha deciso di votare contro, e la notizia è stata riportata solamente da un giornale locale, naturalmente senza enfasi.

Il palazzo comunale e il palazzo provinciale distano 30 metri in linea d'aria tra loro, ma evidentemente sono distanti politicamente anni luce. Sarà, per caso, che il Comune di Livorno è amministrato dal Movimento 5 Stelle e la Provincia dal Partito Democratico?

di tutto questo saranno contenti in Nicaragua ed in Tanzania, perchè tra molto poco, ci scavalcheranno nella classifica sulla libertà di stampa e perderemo il nostro tanto ambito 73° posto.


Il PD fugge dalla responsabilità di discutere sui finanziamenti della Fondazione L.E.M.

"Il PD fugge dalla responsabilità di discutere sui finanziamenti della Fondazione L.E.M., ma trova la solidarietà del consigliere Valiani, che conferma in questo modo l’appoggio al partito democratico, enunciato durante il convegno svolto dal PD di Salviano pochi giorni fa".

La mozione presentata dal M5S, oltre ai voti compatti del gruppo, ha avuto l’approvazione da parte del consigliere Cannito e l’astensione del consigliere Valiani; BL, PD e FI non erano presenti al momento del voto in consiglio.

L'atto di indirizzo, conseguente all'interrogazione del M5S fatta al sindaco sulla situazione LEM in un precedente consiglio, ha richiesto l'impegno del Sindaco e della Giunta di Livorno di fuoriuscire dalla fondazione L.E.M., che attualmente ha sede presso il Palazzo dei Portuali.
Quello che colpisce di più sono i milioni versati dal Comune in tutti questi anni, per non ricevere in cambio nessun beneficio per la città rispetto al progetto iniziale.

Dal 1997 al 2002 il comune ha versato 1.148.085 euro, dal 2002 al 2005 sono stati versati 369.951 euro e dal 2006 al 2013 532.279 euro, per un totale di 2.050.315 euro.

Lo scopo della fondazione era quella di promuovere il progresso e lo sviluppo delle regioni del bacino mediterraneo, ma ad oggi nessun concreto vantaggio è venuto alla città, se non quello di pagare alla Compagnia portuale i canoni per uffici e sala convegni, che scadono il 31/12/2019, e il canone della biblioteca, che scade il 1 marzo del 2017.

Con l'operazione di uscita dalla Fondazione stessa, ai 51.460 euro l’anno di onere si aggiungerebbero i risparmi per gli affitti, che ammontano a 110.000 euro, per un risparmio complessivo di 161.460 euro l'anno, risparmi che naturalmente sarebbero riversati nel bilancio.

Grazie al M5S oggi è stato approvato un atto di responsabilità, per evitare una spesa impropria e una sovvenzione ad un ente privato!"

Oggi alle 11, presentate alla stampa le linee guida per un nuovo welfare del M5S, alla presenza del Presidente della Commissione 5 e dell'assessore al sociale.

I cambiamenti sociali hanno interessato negli ultimi anni la società italiana, portando un progressivo aumento delle inefficienze degli enti locali, regionali e nazionali, lasciando il compito al legislatore di salvaguardare il welfare, abbandonandolo però sulla carta.

Tali trasformazioni socioeconomiche politiche fanno emergere nuove forme di povertà.
La Commissione della Comunità Europea, in diverse occasioni ha sottolineato la necessità che gli stati membri si adoperino per far convergere l'evoluzione dei singoli sistemi di protezione sociale verso i più generali obiettivi delle politiche economiche sociali indicati a livello comunitario.

In generale il welfare si basa su tre precisi pilastri.
1) Il servizio sanitario nazionale
2) L'assistenza
3) Il sistema di previdenza.

Oggi il movimento 5 stelle livornese, dopo diciassette mesi, presenta le “linee guida della rivoluzione livornese” sul welfare, tema delicato e attuale, sempre in crescente aumento. Crediamo che la ricerca di un sistema del welfare-to-work debba far parte di un sistema di sussidi senza rigidi limiti di durata, ma sono condizionati a una serie di obblighi che puntano proprio ad evitare che il beneficiante possa essere disincentivato dalla ricerca dell'occupazione.

La tendenza parte dal ridurre la povertà e l'unico modo di pensare oggi a un coordinamento delle politiche sociali a livello europeo, è quello di definire un livello minimo di prestazioni di assistenza sociale di ultima istanza.

I cambiamenti prefigurati dalla riforma dell’assistenza varata con la Legge 328 del 2000 investono l’assetto consolidato delle politiche italiane relative al settore socio-assistenziale nei suoi caratteri fondamentali, Regioni e comuni sono individuati come i livelli centrali del governo del nuovo sistema dei servizi e degli interventi sociali, in un’ottica di ulteriore localizzazione del welfare italiano.

Il Presidente Rossi, sicuramente saprà gestire il confronto con lo Stato per richiedere nella conferenza Stato/Regione l’individuazione delle somme idonee per garantire un welfare equo.

Per questo la rivoluzione verte sui punti istituiti dalla legge, ricordando al Presidente Rossi le promesse dalla Regione Toscana per creare il fondo delle Politiche Sociali ed emolumenti in base al citato articolo 24 della legge 328.

Il Decalogo è già partito con l’approvazione di alcune mozioni e altre che saranno presentate a breve, esse vertono su:

1) Abolizione della Società della Salute
2) Definire il finanziamento delle liveas
3) Redito di cittadinanza
4) Attuazione della quota sanitaria alle famiglie che curano a domicilio i disabili o anziani
5) Albo comunale delle badanti
6) Presa in carico del malato con l’ausilio del cargiver familiare
7) Solidarietà ed intervento sulle famiglie in difficoltà, con la creazione della famiglia su famiglia
8) Nomina del Garante della disabilità
9) Presa in carico Attiva (legge 104/92) tramite un protocollo con l’organismo competente
10) Inserimento all’interno dell’UVM la presenza vincolante di un rappresentante della persona in difficoltà, medico di famiglia, garante della disabilità
11) Emergenza abitativa con soluzioni appropriati sulla direttiva della legge 328

 

lunedì 9 novembre 2015

IL LIBERISMO PASSA DALLA «CRITICA SOCIALE» PER RAGGIUNGERE LA "DEMOCRAZIA".


“I sogni non sempre si realizzano. Ma non perché siano troppo grandi o impossibili. Perché noi smettiamo di crederci”.
Martin Luther King

Il ruolo del sindacato generalmente si attiva affinché il datore di lavoro rispetti la legge e i diritti dei lavoratori. Questo ad oggi sarebbe il ruolo più significativo del sindacato, quello dunque di diventare il garante dei diritti dei lavoratori e conseguentemente di intervenire per correggere o vigilare. 

Nei giorni scorsi però a Livorno alcuni sindacati hanno instillato ansie e preoccupazioni parlando di decisioni già prese dall’amministrazione in relazione a presunti tagli al personale in conseguenza ad emissioni di fantomatici bandi privi di clausole sociali e paventando eventuali sostituzioni di lavoratori delle cooperative sociali con personale volontario. Per la prima volta dunque dei sindacati hanno anticipato nel merito la trattativa senza mai aver ricevuto l’informativa o svolto alcuna concertazione sul tema dei bandi di gara. 

Tali timori hanno trovato prontamente ascolto da parte dei rappresentanti dell'amministrazione aprendo le porte del Comune a tutti i sindacati e ai lavoratori delle RSA e portando una ventata di “DEMOCRAZIA” che ha invaso la Sala Consiliare. 

Dopo ampia discussione e riflessione, l’assessore al sociale Ina Dhimgjini ha spiegato quali siano i criteri dei bandi di gara, confermando la presenza delle clausole sociali all’interno dei bandi passati e futuri e l'intento di eliminare ogni affidamento diretto creato nel passato con conseguente regolarizzazione dei servizi.

L'assessore ha confermato che mai questa amministrazione ha pensato di sostituire i lavoratori delle cooperative con volontari, ribaltando così le accuse dei sindacati.

I lavoratori hanno accolto favorevolmente l'intervento dell’assessore e hanno giustamente chiesto che tali promesse si trasformino in realtà, evidenziando così che l’intento di alcuni sindacati di terrorizzare i lavoratori fosse basato su motivazioni completamente infondate.
Alla fine i lavoratori hanno applaudito l'assessore al sociale dimostrando di essersi completamente ricreduti sulle opinioni negative create ad arte, valutando il buon lavoro effettuato in sede di commissione e riprendendo fiducia nelle istituzioni.

Ringraziamo tutti i presenti che hanno condiviso con noi una giornata positiva di confronto “democratico”, dimostrando dunque che solo attraverso il dialogo, la volontà e la partecipazione si possa giungere alla risoluzione dei problemi. Anche ieri dunque è stato messo un altro importante tassello per il raggiungimento di quegli obiettivi che la città ha dimostrato di voler portare a compimento dando fiducia a questa nuova amministrazione. 

Nei prossimi mesi sarà intrapreso un percorso tra le istituzioni, i sindacati e le organizzazioni datoriali per arrivare ad un protocollo di intesa il cui intento sarà quello di uniformare lo svolgimento dei bandi, regolarizzando gli affidamenti, salvaguardando i lavoratori e cercando inoltre delle strade per reinternalizzare i servizi tramite concorsi.

Quelli che fino a poco tempo fa sembravano sogni adesso sono concrete opportunità che si potranno realizzare con l’impegno, la volontà, la condivisione e la partecipazione da parte di tutta la cittadinanza.


domenica 25 ottobre 2015

Rifiuti un business con rischio di impresa a ZERO, ma non per i cittadini




Per comprendere il tema rifiuti, partiamo da un principio già in uso in altre aziende, per il privato il rischio di impresa sarà sempre ZERO. Per questo ogni perdita sarà a carico dei cittadini. 

Oggi noi paghiamo delle tasse alla azienda AAMPS, che comprende il costo globale dell’azienda (personale, mezzi, costi ecc ecc) e eventuali investimenti per migliorare il servizio, oltre alle perdite dovute per chi non paga il servizio. 

Se entra il privato, queste stesse condizioni rimarranno uguali, con l’aggiunta però del guadagno che il privato dovrà avere. 

Potremmo costruire la formula matematica partendo da: 

COSTI + INVESTIMENTI = TASSE 

passando a:

COSTI+INVESTIMENTI+GUADAGNO= TASSE 

(il guadagno sarà la somma di investimenti privati e guadagno che il privato deve ottenere dal suo investimento, che alla fine non è detto che ci metta denari). A tutte due le formule vanno aggiunti i mancati pagamenti degli utenti. 

Tutto ciò sarà possibile con le tasse dei cittadini che avranno sicuramente il solito servizio ma ad un prezzo maggiore. Invece dovremo cercare di migliorare il servizio con la internalizzazione, riportando l’azienda a ritornare a quando il servizio funzionava. Inoltre servirebbe l’obbligo di fornitura delle prestazioni a condizioni uguali su tutto il territorio e quello di perequazione delle tariffe”.

Il legislatore ha introdotto la scelta di un socio “imprenditore” privato di minoranza allo scopo di dare un apporto rilevante di un pubblico servizio. La volontà del legislatore sarebbe di mettere in evidenza che l’interesse non può escludere che l’amministrazione possa basarsi, nella scelta del socio, su generici apprezzamenti soggettivi e, comunque, di carattere fiduciario, perché ciò escluderebbe i principi di buona amministrazione e trasparenza dell’azione amministrativa”. 

Questo per evitare che si possa agevolare chi ha interessi di soggetti che fanno del rifiuto un business. Ma proprio perché si chiama socio imprenditore, si capisce che la volontà dell’imprenditore o di più soggetti privati, hanno la necessità di investire sapendo che in cambio avranno un utile.

domenica 27 settembre 2015

Ospedale. Verso un nuovo Accordo di Programma, tavolo tecnico aperto, ma non per tutti


Senza una struttura ospedaliera moderna è impensabile investire in attrezzature, indispensabili sia per diminuire i tempi delle prestazioni, sia per migliorare la qualità del sistema sanitario. La mancanza di una struttura ospedaliera all'altezza degli standard richiesti , dotata di adeguate diagnosi specialistiche o idonei percorsi terapeutici, danneggerebbe molto la nostra città. 

E’ fondamentale potenziare e difendere i reparti, in particolare quelli di pneumologia, dermatologia, neurochirurgia e neuroradiologia non dimenticando certo la diagnostica neurochirurgica, neurologica ..etc così come devono essere mantenute, valorizzate e innovate le specialistiche già esistenti. Ridurre le specializzazioni, a fronte di una sanità ad intensità di cura, con operatori teoricamente capaci di occuparsi di ogni tipo di patologia, significherebbe risparmiare nell’immediato, ma in realtà spingere sempre più i cittadini livornesi a rivolgersi verso altre Aziende Ospedaliere (come la AOUP di Pisa), ma soprattutto verso i privati, che potranno garantire risposte specialistiche e non generiche alle loro aspettative. Invece dobbiamo assolutamente invertire la tendenza, combattendo l' "emigrazione sanitaria"e offrendo al contempo servizio e risposte adeguate . 

Su questi temi, si è svolto un confronto nell'ultima seduta del consiglio comunale, dove è stato trattato anche l’assetto strutturale dell’ospedale. Negli ultimi giorni molti interventi sono stati fatto sui giornali da parte di illustri personaggi, desiderosi di mettere in campo il peso delle loro posizioni soprattutto politiche. Tra i vari interventi spicca quello del sindaco di Collesalvetti, amministratore di un comune che potremmo paragonare, per numero di abitanti, ad un quartiere di Livorno, che vorrebbe decidere, insieme al sindaco di Livorno, l'ubicazione di un possibile nuovo ospedale livornese; non possiamo che sorridere per la (non richiesta) attenzione che ci sta riservando!

Forse il sindaco Bacci non ha ancora compreso, o vuol far finta di non comprendere, la distanza che ci divide rispetto al suo modello di sanità che va verso il prototipo di intensità di cura, modello, proposto dal governo e seguito dal Presidente della Regiona, che non rende affatto partecipi i lavoratori del settore sanitario, ma che ha come scopo principale quello di realizzare una intensità di risparmio. Il PD che egli rappresenta, ha condiviso la legge 158/2012 conosciuta col nome di legge Balduzzi, che ha provocato ricadute in termini di tagli di posti letto, insieme alla legge regionale, portando dai 1000 posti letto, a meno di 400, pari al 2,9 % ogni mille abitanti. Per capire la differenza, per la media nazionale, i posti letto dovrebbero essere 3,7 % ogni 1000 abitanti, di cui 0,7 dedicato alla riabilitazione e alla lungodegenza e il 3 ‰ per gli acuti. Le regioni si devono dunque riorganizzare e la Toscana, con le politiche di Rossi, avrà la più bassa media dei posti. 

Il sopra citato sindaco mette in allarme i cittadini facendo riferimento al fatto che Livorno potrebbe diventare il buco nero della sanità toscana, forse confondendsi con il buco di 250 milioni della sanità di Massa che le varie USL stanno ripianando con i tagli. Il PD insiste nel costruire un ospedale nuovo, nella periferia della città, ma non specifica la quantità di soldi pubblici che dovrebbero essere messi in campo, omettendo anche il fatto che i privati saranno finanziati ( con denaro pubblico) attraverso la pratica del project-financing, da noi demonizzata perché colpevole di consegnare tutti i servizi pubblici al gestore privato. 

Il sindaco colligiano prosegue affermando che vorrebbe prendere come esempio gli ospedali di Massa, Versilia, Pisa, ma anche Cecina, considerandoli moderni, ospedali dove la privacy e il rispetto per degenti e pazienti vengono osservate, ma non comprende che al cittadino non servono solo la privacy o il rispetto per ristabilirsi da una malattia, ma necessita soprattutto delle adeguate cure specialistiche affinché ogni intervento vada a buon fine. 

Per queste ragioni risulta per noi difficile sedersi ad un tavolo con coloro che rappresentano il disastro della sanità livornese e che tardivamente sembrano accorgersi degli errori compiuti, tanto da farci chiedere dove fossero fino a ieri tutti questi pseudo politici! Il sindaco Nogarin ieri ha affermato: “Un passaggio di grande soddisfazione nel quadro del nostro programma di mandato”. Questo è un pensiero che noi condividiamo appieno sul tema ospedale. Pochi giorni fa, è iniziato un percorso che ha visto coinvolto il sindaco Nogarin e l’assessore regionale alla Sanità Saccardi, dal cui incontro è emersa la volontà del Comune di procedere alla revisione dell’Accordo di Programma del 2010, sottolineando ancora una volta la volontà di non realizzare un nuovo ospedale a Montenero. 

Per questo è stato siglato un atto in cui “si rende necessario procedere ad assumere i provvedimenti finalizzati alla revoca dell’Accordo di Programma 2010 e atti collegati per avviare contestualmente la procedura per un nuovo Accordo di Programma sulla materia”. Nel primo atto di accordo, il prossimo 23 ottobre, sarà avviato il percorso teso alla stesura di un nuovo Accordo di Programma, sarà intrapreso uno studio per ristrutturare i padiglioni e inizierà un processo di analisi volto allo sfruttamento di eventuali spazi superflui. Occorre inoltre trovare adeguate soluzioni per migliorare la transitabilità, per velocizzare i mezzi in transito e per migliorare l’attuale situazione dei parcheggi. Lo stesso giorno dell’accordo in Regione, in consiglio comunale venivano tracciate le basi del percorso per riqualificare l’ospedale di Livorno e riconsegnare alla città una struttura che sarà in futuro rimessa a nuovo. 

La comunicazione dell’incontro in Regione e la presa di posizione della maggioranza, ha spiazzato le opposizioni che si sono rese protagoniste di interventi spesso inconsistenti e privi di argomentazioni reali, talvolta non nascondendo il desiderio di salire sul carro dei vincitori. Ma il M5S, non si è fatto intimidire ed ha presentato un atto di indirizzo, chiedendo una rinegoziazione dell’Accordo di Programma fatto dalla precedente amministrazione nel Maggio del 2010, chiedendo di avviare il percorso previsto dal mandato elettivo. Dopo questo primo passo, nella mozione presentata , si richiedevano le motivazioni che hanno portato la USL a dismettere l’unità interna di sterilizzazione dei ferri dopo la presentazione della stima sulla riattivazione di oltre 10 milioni con ammortamento di circa 1 milione ad anno.

Questa spesa ritenuta eccessiva, aveva fatto propendere per una esternalizzazione verso altre AO, inizialmente verso l’ospedale di Viareggio al costo di oltre un milione di euro all'anno e successivamente verso l’AO di Pisa al costo di seicentomila euro annue. La richiesta di internalizzare il servizio nella vecchia struttura, potrà avvenire solo dopo un bando di gara che m, dalle stime, sembra non superare i 5 milioni di euro per gli strumenti nuovi. 

L’internalizzazione del servizio, avrà una ricaduta economica positiva con il conseguente abbassamento dei costi che si ridurrebbero a quattrocentomila euro l’anno, producendo risparmio al bilancio della USL e assicurando un servizio sicuramente migliore agli utenti. Nell’atto non è stato tralasciato certo il problema dei tempi per potere usufruire di una visita o di un esame specialistico e delle attese al Pronto Soccorso; di fatto è stata chiesta una relazione trimestrale per avviare successivamente un confronto con la USL. 

Per questo siamo certi che si avvierà, dopo la nostra richiesta, un percorso di revisione del piano sui distretti sanitari e uno studio circa i posti letto ospedalieri per riportarli in linea con la media regionale.



martedì 11 agosto 2015

La società ha necessità di fermarsi e di interrogarsi per ritrovare se stessi.



Le mie parole saranno come il polline di un fiore, andranno a depositarsi in alcuni fiori, ma non avranno la forza di collocarsi su tutti i fiori. Ma se ogni fiore, riuscisse a trasmettere positivamente il proprio polline, forse un giorno avremo la copertura totale dei campi.


La società che stiamo vivendo si è trasformata negli ultimi anni, passando da una società patriarcale, ad una società globale. Oggi abbiamo una vita frenetica, sempre alla rincorsa dell’ultimo cellulare, del numero dei tatuaggio per esprimere il proprio essere, ma che in realtà è diventato un status symbol, dell’auto sempre più voluminosa, del viaggio nei paesi esotici, nel cambiare l’abbigliamento tutti i giorni per poi buttarlo via a fine stagione. 


Tutto questo ci ha fatto perdere i valori della vita, della solidarietà, della socializzazione, del rapporto tra vicini di casa. La globalizzazione ha portato evidenti squilibri economici, ma anche culturali, facendo fatica a evolversi verso il domani. Nella globalizzazione, sono inseriti anche gli individui e non solo gli oggetti o l’economia; oggi vediamo persone che lasciano o scappano dalla loro vita quotidiana, persone di tutte le età, bambini, donne, ragazzi che evadono dalla dura realtà per invadere popoli culturalmente distanti da loro. 


Affrontano il mare nelle barche dal destino sconosciuto, tanti riescono ad arrivare sulla terra, ma tanti vedono la loro fine prima del tempo, purtroppo la morte con quella maledetta falce, non guarda in faccia se la vittima è un bimbo, un ragazzo, una donna, non fa distinzione alcuna; verrebbe voglia di dire che la morte è la più democratica, se non fosse che in gioco ci fossero delle vite umane.


Ma la nuova società, quella che dalla frenesia della vita che ci fa scordare i figli nell’auto, quella che ci fa lasciare che i figli a 16 anni muoiano di droga lontani chilometri da casa, quella che ci fa lasciare i cani sull’autostrada perché ingombrano la loro esistenza sperando che un giorno non abbandonino i figli, è la stessa che sta continuamente protestare contro chi cerca una speranza di vita. 


Quella foto con il cellulare in mano potrebbe essere di chiunque, sicuramente è di una persona umana globalizzata, per questo non dobbiamo guardare i confini invisibili all’occhio umano che ci separa noi da gli altri, impariamo a non differenziare i popoli e le persone, ma accettiamoli e aiutiamoli nell’integrazione. 


E’ vero, sono tante persone, non abbiamo lavoro per tutti, non abbiamo case da poterli consegnare, ma possiamo dargli un po’ della nostra serenità, farli sentire accolti affinché si possano integrare, solidarizzando lasciando un pezzetto del nostro benessere.


Pensiamo se in quella foto ritraesse nostra figlia o figlio che si fosse allontanata/o per cercare fortuna o per scappare dalla guerra e invece non è riuscita/o a raggiungere la meta ambita; come ci dovremmo sentire senza potergli più parlargli, vederlo, toccarlo? Leviamo veramente i confini dalla nostra testa, eliminiamo i preconcetti, iniziamo a pensare che siamo tutti della stessa pelle, della stessa razza; iniziamo a comprendere che se casca un aereo con 200 persone decedute, non dobbiamo tirare un sospiro di sollievo nel sapere che non c’è nemmeno un italiano a bordo, perché sono sempre 200 persone di famiglia, sempre 200 persone umane che hanno lasciato nella disperazione qualche mamma, qualche padre o figlio o moglie.


Sicuramente in quella foto, quel cittadino aveva pochi soldi, nessuna valigia, quindi senza vestiti, forse aveva con se alcune fotografie della sua famiglia, unico legame con la famiglia. 


Questo mi fa ricordare quando, durante il terremoto dell’Aquila, le persone ti facevano andare in casa per recuperare alcune foto, segno dell’attaccamento alle proprie origini che nel momento di difficoltà, ti davano speranza.


Ma in quel barcone della non speranza, non era solo, ma era venuto in compagnia di altri corpi ora stesi come lui sulla spiaggia, alcuni con un documento, altri senza nessun nome. Forse divenuti amici nel tragitto della morte.


Mi immagino quando gli italiani andarono in guerra ad occupare alcune terre di questi sconosciuti, dove alcuni ritornarono, ma in tanti ci morirono; alcuni di questi ragazzi rimasero senza nome, messi in una tomba dove nessuno potrà piangere il proprio caro perché ignoto, ma questi avevano un destino già segnato dagli eventi.


Simile l’epilogo ma diverso nelle cause, questa persona rimarrà sconosciuta per le autorità, rimarrà sconosciuta per i parenti che non la vedranno più; ma è questa la società che vogliamo? Una società egoista, una società sempre di corsa all’ultimo modello di cellulare? Una politica che racconta soluzioni ad ogni evento luttuoso? Sinceramente mi ci vedo poco, forse è veramente l’ora di fermarci e pensare a tutti noi non come fratelli, ma come persone umane.




martedì 7 luglio 2015

Mafia capitale, la punta di un sistema corrotto.


60 miliardi è il costo della piaga della corruzione, dove la società civile paga salato il conto.
La politica si è trasformata da passione sociale, ad un mero lavoro con gravose indennità, generosi vitalizi, immunità se indagati.

In questi giorni c’è stato un forte dibattito sul tema, proposto dai consiglieri del Comune di Livorno, di trasmettere alle scuole il film di Sabina Guzzanti su “la trattativa”, tema di attualità con gli ultimi scandali di mafia capitale.

L’acceso dibattito che si è aperto alla discussione ha evidenziato come tutti i classici partiti siano implicati con gli scandali di illegalità, corruzione, malaffare, fenomeni ancora notevolmente presenti nel Paese e le cui dimensioni, presumibilmente, sono di gran lunga superiori a quelle che vengono, spesso faticosamente, alla luce.

La politica si allontana dai bisogni dei cittadini e i cittadini si stanno allontanando dalla politica, difficile colmare questo vuoto, fino a quando la politica non farà un atto di responsabilità morale al suo interno.

Come disse Berlinguer negli anni 80, dieci anni prima di tangentopoli, i partiti hanno lottizzato tutto, inserendo i propri uomini nelle istituzioni locali, regionali, nelle banche, nella RAI, nei giornali, nelle sedi pubbliche come scuola, sanità e istituti culturali.
I partiti si sono trasformati in macchine di potere e di clientelismo e ogni giorno qualcuno è indagato dalla magistratura, ma fino ad oggi in pochi pagano.

I partiti hanno al loro interno centinaia di indagati o condannati, ma nessuno di loro prende provvedimenti forti per pulire l’immagine della politica, anzi emanano leggi che favoriscono l’immunità.

Voto di scambio politico-mafioso, truffa aggravata ai danni dello Stato, peculato, istigazione alla corruzione, consulenze ingiustificate, scandali come l’expò o il Mose di Venezia, associazione a delinquere, riciclaggio, peculato e truffa, abuso d’ufficio patrimoniale sono alcuni dei reati che coinvolgono i politici, che la stessa politica difende.

Chiediamo ai cittadini di dare in futuro dei forti segnali alla politica, dobbiamo legare la parola ONESTA’, al nome dei partiti, basta essere garantisti, la politica non è un lavoro, ma una missione per risolvere i problemi dei cittadini che sono i nostri datori di incarico. 

Chi oggi è alla base dei partiti, sicuramente sarà pulito, ma proprio perché crediamo nell’onestà di queste persone, dovrebbero fare il grande passo di abbandonare i partiti che oggi rappresentano l’illegalità, la corruzione.

Onestà, lealtà, rettitudine, sincerità, vengono espressi in base a principi morali ritenuti universalmente validi, astenendosi da azioni riprovevoli, ma chi permette che ciò avvenga ne è complice. 

Proprio partendo dalle scuole, possiamo infondere negli studenti l'onestà e la moralità all'interno della società civile, informare per non degenerare. 

ONESTA’ ONESTA’ ONESTA’ ONESTA’ ONESTA’ ONESTA’ ONESTA’ ONESTA’ ONESTA’ ONESTA’ ONESTA’ ONESTA’ ONESTA’ ONESTA’ ONESTA’ ONESTA’ ONESTA’ ONESTA’

mercoledì 3 giugno 2015

ELEZIONI REGIONALI UN FATTO STRANO


Nel momento in cui si svolgono le elezioni, vengono esaminate valutazione da parte dei partiti, per poi programmare il futuro politico. Rossi ha corso più velocemente tagliando per primo il traguardo, nonostante il PD non sia più un partito di sinistra, può ringraziare l’astensionismo e la legge elettorale toscana che riporta il limite del 40% nel primo turno. Questo è il volere popolare e non possiamo metterlo in dubbio, ma abbiamo il dovere di capire dagli errori, se ci sono stati, sul miglior metodo per organizzare il futuro.

Possiamo rilevare che il M5S, dopo un anno di governo cittadino, ha avuto trend elettorale determinato da un dato percentuale del 22% superiore alle medie nazionali, nonostante la nostra inesperienza politica potesse essere un ostacolo, ma premiando l’onestà e la volontà nel risolvere le difficoltà.

Analizzando altri partiti, notiamo un calo del 6,57% per il PD e un calo del 2,3% di FI.
Possiamo osservare anche la percentuale negativa della sinistra, ma difficilmente possiamo rapportarla con i dati comunali-regionali precedenti per l’assenza del simbolo, ma individuato all'interno di altri contesti politici. 


L’astensionismo ha giganteggiato nello scenario elettorale, spostando la volontà del 50% di elettori a scegliere la vacanza del voto, determinata dalla scelta scellerata del governo di inserire la data durante un ponte festivo; il dato importante e da non sottovalutare circa l’insofferenza dei cittadini, evidenzia come i partiti non siano ancora riusciti a catturare l’elettorale dormiente. 

Ai classici partiti, non interessa capire le motivazioni del mancato voto, a loro interessa solo governare e il non voto non influenzerà gli equilibri. Per questo i dati vengono inseriti ad una posizione meramente statistica, mentre i delusi aumenteranno, servirà una strategia idonea per riconquistarli, partendo dalla possibilità di coinvolgerli nella partecipazione della vita comunale attivamente e non passivamente come avveniva in passato.

Un dato importante è stato il voto al partito di Salvini, le uova lanciate durante la campagna elettorale hanno amplificato la notorietà del personaggio, aiutato dal malessere che i cittadini stanno vivendo quotidianamente.

Ma come sempre, la memoria si ferma sempre nel breve periodo, scordandosi del passato e facendo sparire alcuni concetti, come “Roma ladrona”, per poi scoprire lo scandalo Belsito o la laurea presa in Albania da parte di Bossi junior, o scordandoci di personaggi come Borghezio personaggio della destra estrema.

Nessuno ricorda che è lo stesso partito alleato con Berlusconi per diverse legislature, contribuendo a portare l’Italia all’attuale disastro economico.


Il M5S, dovendo governare la città, ha l’obbligo di pensare al futuro valutando le strategie da adottare, seguendo i progetti e le indicazioni del nostro mandato per non deludere i cittadini. Invitiamo coloro che scelgono l’astensione come forma di protesta o di rassegnazione verso la politica, a contattare i consiglieri del M5S per confrontarsi sui temi e chiarendo il lavoro all’interno del Comune senza pregiudizi, ma ascoltando i suggerimenti da parte dei cittadini.


mercoledì 20 maggio 2015

EXPO' MILANO? NO GRAZIE VISITO L'ITALIA

7 peccati capitali dell'EXPO! Ecco come hanno sprecato 17 mi... Non è un tema locale, ma inciderà fortemente e negativamente verso il cittadino

No Expo perché nel 2015 non si contesteranno le politiche dell’Agro-Industria, degli OGM,delle monoculture e delle sementi ibride che affamano 4/5 del Pianeta, non si parlerà di land-grabbing o di modelli alimentari imposti a chi per secoli ha vissuto mangiando e bevendo e che di colpo si ritrova senza cibo e acqua non per folli, ma per un modello di sviluppo da secoli basato sullo scippo di risorse e futuro. Un modello che le tante campagne ONU, comprese quelle che sponsorizzano Expo 2015, non hanno certo scalfito.

No Expo perché Expo 2015 nasce viziato da un deficit di democrazia e da un grosso conflitto di interesse: nessun organo elettivo e di rappresentanza democratica ha mai votato di fare Expo 2015 a Milano; la scelta dell’area di Rho-Pero per svolgervi la rassegna è un grosso regalo a Fiera, proprietari di gran parte dei terreni, nel comitato promotore di Expo 2015, socia di Expo Spa e di Arexpo. 

Dal 2007 chiediamo a gran voce, che se proprio devono fare Expo, lo facciano in Fiera o in altre aree e superfici espositive, ma nessuno risponde nel concreto, salvo trincerarsi dietro ambigui non possiamo. La valorizzazione dell’area e il trasferimento di risorse dalle casse pubbliche a quelle private (tra costi dell’area, costi per realizzare Expo e costi per le infrastrutture superiamo abbondantemente i 10 mld di euro di finanziamenti pubblici) sono i veri obiettivi di Expo.

No Expo perché le bugie sul lavoro che verrà (70.000 posti dicevano) sono quotidianamente smentite dal modello occupazionale, che le attività, più legate all’operazione Expo, rappresentano in concreto: lavoro precario, lavoro nero, caporalato, zero diritti, poca sicurezza; è così nei cantieri, in Fiera, nei services, nei poli logistici. Sarà così anche per Expo, a conferma che a beneficiare della rassegna non saranno i cittadini (manco le metropolitane promesse…) ma speculatori, mafie, banche.

No Expo perché lo pagheremo tutti noi in termini di tagli da altre voci di spesa pubblica (vedere legge 133-2009), di beni comuni privatizzati, di territori agricoli e a parco devastati. Come in tutti gli scenari da shock economy, Expo alimenta un meccanismo , peraltro già consolidato a Milano, di gentrificazione e privatizzazione, con spoliazione e trasferimento di ricchezza dal Pubblico agli interessi di pochi soggetti privati, a scapito dei bisogni della collettività e dei diritti dell’abitare.



DALLE PROMESSE AI FATTI


Vi ricordavate quando Rossi raccontava dei milioni che pioveranno nelle tasche dei livornesi? 170 dalla regione +170 dalla autorità portuale +200 dallo Stato +200 dall’Europa, per un totale di 740 milioni di euro per rilanciare il porto. 

Ad oggi, per una costruzione faraonica, abbiamo solo 200 milioni di mutuo da parte della Regione Toscana e solo 50 da parte dello Stato, altri 170 dell’autorità portuale ancora non stanziati ufficialmente e nessuna notizia da parte dell’Europa, con una differenza in negativo di 320 milioni.

Come era prevedibile, i benefici economici li avremo tra 10 anni se tutto andrà bene, mentre oggi l'unica certezza sarà quella di pagare gli interessi per il mutuo richiesto della regione.
Ma se da una parte non abbiamo certezze sulle entrate economiche, dall’altra abbiamo quasi una certezza nella nomina di chi guiderà l’autorità portuale nei prossimi anni; voci di corridoio fanno il nome del nuovo commissario per il porto che sarà Gallanti, un giovane settantasettenne sicuramente con idee nuove, la stessa persona geniale che ha trascinato il porto di Livorno al 5° posto nella classifica nazionale (negli anni 90 eravamo il primo porto). 

Ma qualcuno dirà che la colpa è del piano regolatore del porto fermo dal 53’ e solo grazie a lui è stato realizzato finalmente quel PRP che darà sviluppo alla città.
Sarebbe vero se Livorno fosse l’unico porto d’Italia, ma dovremmo fare delle analisi sulla incapacità gestionale di chi guadagna molti euro l’anno per non aver prodotto nulla fino ad oggi.

Partiamo dal PRP, potremmo dire bravo Gallanti a realizzare il PRP dopo 60 anni, se avesse scritto lui personalmente il progetto, invece si è valso di una azienda specializzata profumatamente pagata e risultata tra le indagate al Mose di Venezia; questa decisione la poteva prendere anche un bimbo. Superfluo è ricordare quando Gallanti enunciò nel 2013 che i bacino di carenaggio avrebbero dato lavoro alla città, facendo riferimenti ai porti concorrenti che stavano costruendo dei nuovi bacini di carenaggio, peccato che dopo pochi mesi, forse pressato dalle lobby di qualche interesse, ritrattò tutto dicendo della necessità di non utilizzare i bacini rei di non dare un futuro economico alla città.

La vera forza di questa persona è sulla gestione del porto, basta confrontare i dati con il porto di La Spezia, per capire quanti anni abbiamo perso; Livorno ha una infrastruttura e un territorio superiore alla città ligure, ha centinaia di metri di banchine contro l’unica banchina portuale spezina, ha un collegamento ferroviario che serve benissimo tutta l’Italia, mentre La Spezia ha una linea singola per collegarsi con Parma.

Ma nonostante la superiorità infrastrutturale, Livorno ha 800 mila container in meno l’anno, segno che la gestione del porto è stata insufficiente, chissà se la provenienza ligure ha influito sulle scelte.

Ma la politica non guarda ai risultati, gli interessi sono altri, Livorno non conta più come una volta, ma viene ricordata solo vicino alle elezioni, per scomparire subito dopo nel nulla. Qualcuno potrebbe dire si stava meglio quando si stava peggio, riferito agli anni della famiglia Ciano. Io dico: si starebbe meglio ora se gli interessi pubblici prevalgono sugli interessi privati.

Rossi, vuoi veramente fare qualcosa per provare a cambiare rotta? Nomina un nome nuovo che abbia la voglia di cambiare, di modificare il trend negativo del porto, un nome toscano che possa pensare al bene della città.

Faccio presente che Livorno fa parte della Toscana. 

PS: Notate quali cambiamenti avrà il futuro porto di Livorno

LA GENTE CHE SI INFORMA HA LA POSSIBILITA' DI CAMBIARE L'ITALIA

Oggi, a fine turno, incrocio un collega che mi ferma e mi racconta di aver ascoltato il nostro vice presidente del Parlamento Luigi Di Maio. Pensavo mi iniziasse la solita solfa, voi Grillini di qui, voi Grillini di là, sempre verso una critica. Invece con sorpresa mi ha sottolineato come le frasi di Luigi di Maio l'avessero colpito, gli è piaciuto molto e che stava iniziando ad avvicinarsi a condividere le idee, evidenziando come il gruppo avesse tanti giovani intelligenti

Devo ammettere che non gli piace l'atteggiamento di Grillo, ma poco importa, Grillo vale uno, possiamo non condividere il suo operato, possiamo criticarlo, ma l'importante è svegliare le menti dal torpore della bulimia della politica classica fatta dei vari Renzi e Berlusconi, dove hanno abbandonato la morale e l’etica che esisteva subito dopo la guerra.

Se riusciamo a capire che solo riportando la “questione morale” parlando di: “Quel che occorre, oggi, è l’attuazione di un programma di vero e proprio risanamento nazionale e ciò richiede un impegno comune e una collaborazione di tutte le energie popolari e democratiche”. 

Non sono io a dirlo, ma un certo Berlinguer, persona stimata negli anni 70, dove gli scontri politici avevano un altro spessore morale.

mercoledì 22 aprile 2015

NESSUNO, il prezzemolo della politica.


Ulisse lo avrebbe chiamato “NESSUNO”, personaggio che utilizza la denigrazione verso gli immigrati e verso i ROM per le sue campagne elettorali, consapevole del disagio sociale che i cittadini italiani hanno verso queste persone, sostenuto da una crisi che storicamente mette in guerra i bisognosi per un frammento di diritto.

Il suo atteggiamento ricorda troppo spesso le epoche passate, quando venivano internati i ROM e chi disturbava l’opinione pubblica, alimentando i corsi e ricorsi storici che potrebbero innescare rabbia e odio verso altri cittadini.

Ma qui stiamo parlando di nessuno, del progetto del niente, di un personaggio che nessuno vuole, ma tutti cercano per esaltare le sue azioni della ricerca della violenza urbana.

Ma per evidenziare nessuno, bisogna ignorarlo, bisogna pensare come qualcuno “fatti gli affari tuoi” (Mind Your Own business), pensa a te stesso e prova a mettersi nei panni di chi ha bisogno di aiuto.

Certo dobbiamo trovare soluzioni, ma per evitare altri morti, bisogna dedicare il proprio tempo al prossimo e ignorare il nessuno che avanza per renderlo innocuo all’opinione pubblica.

Il prezzemolo si mette da tutte le parti, ma in questo caso non serve perché miglior testo possa interpretare il momento: «nulla nessuno in nessun luogo mai».


martedì 21 aprile 2015

SPORCHI E CATTIVI, MA SIAMO SICURI CHE LO SIANO?

Tutti i giorni guardiamo alla televisione immigrati che vengono in Italia per cercare sicurezza e un futuro, attualmente assente nei propri paesi oppressi dalle dittature e dalla povertà. Provengono da numerose parti del mondo, Cina, Siria, Romania, Albania, Cile, Senegal, Etiopia, Libia, ognuno con una storia diversa, ma ognuno alla ricerca della libertà o di un benessere che gli sfugge, ma chi sono in genere queste persone? Forse leggendo queste poche righe potremmo capire tante cose:

 “Generalmente sono di piccola statura e di pelle scura. Non amano l’acqua, molti di loro puzzano perché tengono lo stesso vestito per molte settimane. Si costruiscono baracche di legno ed alluminio nelle periferie delle città dove vivono, vicini gli uni agli altri. Quando riescono ad avvicinarsi al centro affittano a caro prezzo appartamenti fatiscenti. Si presentano di solito in due e cercano una stanza con uso di cucina. Dopo pochi giorni diventano quattro, sei, dieci. Tra loro parlano lingue a noi incomprensibili, probabilmente antichi dialetti. Molti bambini vengono utilizzati per chiedere l’elemosina ma sovente davanti alle chiese donne vestite di scuro e uomini quasi sempre anziani invocano pietà, con toni lamentosi e petulanti. Fanno molti figli che faticano a mantenere e sono assai uniti tra di loro. Dicono che siano dediti al furto e, se ostacolati, violenti. Le nostre donne li evitano non solo perché poco attraenti e selvatici ma perché si è diffusa la voce di alcuni stupri consumati dopo agguati in strade periferiche quando le donne tornano dal lavoro. I nostri governanti hanno aperto troppo gli ingressi alle frontiere ma, soprattutto, non hanno saputo selezionare tra coloro che entrano nel nostro paese per lavorare e quelli che pensano di vivere di espedienti o, addirittura, attività criminali". "Propongo che si privilegino i veneti e i lombardi, tardi di comprendonio e ignoranti ma disposti più di altri a lavorare. Si adattano ad abitazioni che gli americani rifiutano purché le famiglie rimangano unite e non contestano il salario. Gli altri, quelli ai quali è riferita gran parte di questa prima relazione, provengono dal sud dell’Italia. Vi invito a controllare i documenti di provenienza e a rimpatriare i più. La nostra sicurezza deve essere la prima preoccupazione".

Chiunque leggendo potrebbe accostare la storia all’attualità dei nostri giorni, ma in realtà è una relazione dell’Ispettorato per l’Immigrazione del Congresso americano sugli immigrati italiani negli Stati Uniti, Ottobre 1912.
Noi eravamo gli immigrati del secolo scorso, dove scappavamo dalla povertà, dalla fame, in cerca di fortuna, ma che trovavamo linciaggi, proclami razzisti, leggi restrittive, verso milioni di nostri emigrati. Molti rimasero vittime di cieca violenza, per le colpe di altri. Un'orda di selvaggi, brutti, sporchi e cattivi, da tenere a debita distanza, nei sudici ghetti delle grandi città, dagli Stati Uniti all'Australia, passando per l'Europa, il sentimento xenofobo contro gli immigrati italiani dilagò come un fiume in piena tra la fine dell'800 e i primi anni del ‘900, lasciandoci etichette di mafiosi. Titoli di giornali e proclami politici, bollavano i nostri connazionali come geneticamente tendenti alla criminalità, dunque pericolosi nel complesso, per la sicurezza civile.

Le storie di allora possono essere applicabili ai giorni nostri verso i nuovi stranieri, una similitudine di storie che dovrebbero far riflettere coloro che lanciano proclami contro gli invasori, senza capire che siamo tutti stranieri in un mondo senza confini. Oggi tutti si dividono tra buoni e cattivi, ma tutti corrono dietro gli interessi delle immigrazioni, i partiti, la mafia e le associazioni sono legati ognuno per lo stesso obiettivo ma con interessi diversi. Che questo interesse si possa catalogare come profitto facile, come opportunità di voti, come sfruttamento dei lavoratori, o come possibili sovvenzionamenti di soldi pubblici poco importa, gli immigrati vengono visti nell’immaginario come portatori di interesse privato.

Poco importa se poi qualcuno cade in mare, se scompare, se sparisce dalla faccia della terra, è un numero, rientra nella statistica annuale. Queste tristi vicende hanno permesso di produrre proclami di pietà da parte delle istituzioni con un pianto artificiale, hanno permesso di far guadagnare la mafia pagando anticipatamente migliaia di dollari per il viaggio della morte, hanno permesso alla politica di parlare del nulla in televisione, mentre in parlamento, luogo per creare le leggi gli stessi fanno scena muta.

L’uomo è andato sulla luna, riesce a colpire con un missile una casa in mezzo ad una città con precisione millimetrica, riesce a costruire aerei e navi militari a costi esorbitanti, ma non riesce a trovare idee per fermare questa carneficina che si ripete ad ogni primavera. Nel 2014 abbiamo avuto 3419 morti nel mediterraneo, troppi defunti alla ricerca della libertà, ma nessuno si è prodigato a proporre soluzioni, a studiare idee, a sfruttare il semestre europeo per evidenziare questo tema di proporzioni enormi.

Forse pensare ad una agenzia internazionale per migranti, forse mettere a disposizione una nave a costo accessibile per il viaggio, trovare collaborazione con le autorità del nord Africa potrebbero essere delle idee, sempre che ci sia la voglia di cercare soluzioni.

Quante repliche dovremo sopportare a questa farsa mediatica dei partiti, quanti finti pianti faranno sotto i riflettori della televisione, quanta ipocrisia uscirà nelle bocche di questi politici? Qualcuno li avvisi che nessuno ha chiesto il BIS, basta la prima.