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martedì 21 aprile 2015

SPORCHI E CATTIVI, MA SIAMO SICURI CHE LO SIANO?

Tutti i giorni guardiamo alla televisione immigrati che vengono in Italia per cercare sicurezza e un futuro, attualmente assente nei propri paesi oppressi dalle dittature e dalla povertà. Provengono da numerose parti del mondo, Cina, Siria, Romania, Albania, Cile, Senegal, Etiopia, Libia, ognuno con una storia diversa, ma ognuno alla ricerca della libertà o di un benessere che gli sfugge, ma chi sono in genere queste persone? Forse leggendo queste poche righe potremmo capire tante cose:

 “Generalmente sono di piccola statura e di pelle scura. Non amano l’acqua, molti di loro puzzano perché tengono lo stesso vestito per molte settimane. Si costruiscono baracche di legno ed alluminio nelle periferie delle città dove vivono, vicini gli uni agli altri. Quando riescono ad avvicinarsi al centro affittano a caro prezzo appartamenti fatiscenti. Si presentano di solito in due e cercano una stanza con uso di cucina. Dopo pochi giorni diventano quattro, sei, dieci. Tra loro parlano lingue a noi incomprensibili, probabilmente antichi dialetti. Molti bambini vengono utilizzati per chiedere l’elemosina ma sovente davanti alle chiese donne vestite di scuro e uomini quasi sempre anziani invocano pietà, con toni lamentosi e petulanti. Fanno molti figli che faticano a mantenere e sono assai uniti tra di loro. Dicono che siano dediti al furto e, se ostacolati, violenti. Le nostre donne li evitano non solo perché poco attraenti e selvatici ma perché si è diffusa la voce di alcuni stupri consumati dopo agguati in strade periferiche quando le donne tornano dal lavoro. I nostri governanti hanno aperto troppo gli ingressi alle frontiere ma, soprattutto, non hanno saputo selezionare tra coloro che entrano nel nostro paese per lavorare e quelli che pensano di vivere di espedienti o, addirittura, attività criminali". "Propongo che si privilegino i veneti e i lombardi, tardi di comprendonio e ignoranti ma disposti più di altri a lavorare. Si adattano ad abitazioni che gli americani rifiutano purché le famiglie rimangano unite e non contestano il salario. Gli altri, quelli ai quali è riferita gran parte di questa prima relazione, provengono dal sud dell’Italia. Vi invito a controllare i documenti di provenienza e a rimpatriare i più. La nostra sicurezza deve essere la prima preoccupazione".

Chiunque leggendo potrebbe accostare la storia all’attualità dei nostri giorni, ma in realtà è una relazione dell’Ispettorato per l’Immigrazione del Congresso americano sugli immigrati italiani negli Stati Uniti, Ottobre 1912.
Noi eravamo gli immigrati del secolo scorso, dove scappavamo dalla povertà, dalla fame, in cerca di fortuna, ma che trovavamo linciaggi, proclami razzisti, leggi restrittive, verso milioni di nostri emigrati. Molti rimasero vittime di cieca violenza, per le colpe di altri. Un'orda di selvaggi, brutti, sporchi e cattivi, da tenere a debita distanza, nei sudici ghetti delle grandi città, dagli Stati Uniti all'Australia, passando per l'Europa, il sentimento xenofobo contro gli immigrati italiani dilagò come un fiume in piena tra la fine dell'800 e i primi anni del ‘900, lasciandoci etichette di mafiosi. Titoli di giornali e proclami politici, bollavano i nostri connazionali come geneticamente tendenti alla criminalità, dunque pericolosi nel complesso, per la sicurezza civile.

Le storie di allora possono essere applicabili ai giorni nostri verso i nuovi stranieri, una similitudine di storie che dovrebbero far riflettere coloro che lanciano proclami contro gli invasori, senza capire che siamo tutti stranieri in un mondo senza confini. Oggi tutti si dividono tra buoni e cattivi, ma tutti corrono dietro gli interessi delle immigrazioni, i partiti, la mafia e le associazioni sono legati ognuno per lo stesso obiettivo ma con interessi diversi. Che questo interesse si possa catalogare come profitto facile, come opportunità di voti, come sfruttamento dei lavoratori, o come possibili sovvenzionamenti di soldi pubblici poco importa, gli immigrati vengono visti nell’immaginario come portatori di interesse privato.

Poco importa se poi qualcuno cade in mare, se scompare, se sparisce dalla faccia della terra, è un numero, rientra nella statistica annuale. Queste tristi vicende hanno permesso di produrre proclami di pietà da parte delle istituzioni con un pianto artificiale, hanno permesso di far guadagnare la mafia pagando anticipatamente migliaia di dollari per il viaggio della morte, hanno permesso alla politica di parlare del nulla in televisione, mentre in parlamento, luogo per creare le leggi gli stessi fanno scena muta.

L’uomo è andato sulla luna, riesce a colpire con un missile una casa in mezzo ad una città con precisione millimetrica, riesce a costruire aerei e navi militari a costi esorbitanti, ma non riesce a trovare idee per fermare questa carneficina che si ripete ad ogni primavera. Nel 2014 abbiamo avuto 3419 morti nel mediterraneo, troppi defunti alla ricerca della libertà, ma nessuno si è prodigato a proporre soluzioni, a studiare idee, a sfruttare il semestre europeo per evidenziare questo tema di proporzioni enormi.

Forse pensare ad una agenzia internazionale per migranti, forse mettere a disposizione una nave a costo accessibile per il viaggio, trovare collaborazione con le autorità del nord Africa potrebbero essere delle idee, sempre che ci sia la voglia di cercare soluzioni.

Quante repliche dovremo sopportare a questa farsa mediatica dei partiti, quanti finti pianti faranno sotto i riflettori della televisione, quanta ipocrisia uscirà nelle bocche di questi politici? Qualcuno li avvisi che nessuno ha chiesto il BIS, basta la prima.




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