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mercoledì 20 maggio 2015

EXPO' MILANO? NO GRAZIE VISITO L'ITALIA

7 peccati capitali dell'EXPO! Ecco come hanno sprecato 17 mi... Non è un tema locale, ma inciderà fortemente e negativamente verso il cittadino

No Expo perché nel 2015 non si contesteranno le politiche dell’Agro-Industria, degli OGM,delle monoculture e delle sementi ibride che affamano 4/5 del Pianeta, non si parlerà di land-grabbing o di modelli alimentari imposti a chi per secoli ha vissuto mangiando e bevendo e che di colpo si ritrova senza cibo e acqua non per folli, ma per un modello di sviluppo da secoli basato sullo scippo di risorse e futuro. Un modello che le tante campagne ONU, comprese quelle che sponsorizzano Expo 2015, non hanno certo scalfito.

No Expo perché Expo 2015 nasce viziato da un deficit di democrazia e da un grosso conflitto di interesse: nessun organo elettivo e di rappresentanza democratica ha mai votato di fare Expo 2015 a Milano; la scelta dell’area di Rho-Pero per svolgervi la rassegna è un grosso regalo a Fiera, proprietari di gran parte dei terreni, nel comitato promotore di Expo 2015, socia di Expo Spa e di Arexpo. 

Dal 2007 chiediamo a gran voce, che se proprio devono fare Expo, lo facciano in Fiera o in altre aree e superfici espositive, ma nessuno risponde nel concreto, salvo trincerarsi dietro ambigui non possiamo. La valorizzazione dell’area e il trasferimento di risorse dalle casse pubbliche a quelle private (tra costi dell’area, costi per realizzare Expo e costi per le infrastrutture superiamo abbondantemente i 10 mld di euro di finanziamenti pubblici) sono i veri obiettivi di Expo.

No Expo perché le bugie sul lavoro che verrà (70.000 posti dicevano) sono quotidianamente smentite dal modello occupazionale, che le attività, più legate all’operazione Expo, rappresentano in concreto: lavoro precario, lavoro nero, caporalato, zero diritti, poca sicurezza; è così nei cantieri, in Fiera, nei services, nei poli logistici. Sarà così anche per Expo, a conferma che a beneficiare della rassegna non saranno i cittadini (manco le metropolitane promesse…) ma speculatori, mafie, banche.

No Expo perché lo pagheremo tutti noi in termini di tagli da altre voci di spesa pubblica (vedere legge 133-2009), di beni comuni privatizzati, di territori agricoli e a parco devastati. Come in tutti gli scenari da shock economy, Expo alimenta un meccanismo , peraltro già consolidato a Milano, di gentrificazione e privatizzazione, con spoliazione e trasferimento di ricchezza dal Pubblico agli interessi di pochi soggetti privati, a scapito dei bisogni della collettività e dei diritti dell’abitare.



DALLE PROMESSE AI FATTI


Vi ricordavate quando Rossi raccontava dei milioni che pioveranno nelle tasche dei livornesi? 170 dalla regione +170 dalla autorità portuale +200 dallo Stato +200 dall’Europa, per un totale di 740 milioni di euro per rilanciare il porto. 

Ad oggi, per una costruzione faraonica, abbiamo solo 200 milioni di mutuo da parte della Regione Toscana e solo 50 da parte dello Stato, altri 170 dell’autorità portuale ancora non stanziati ufficialmente e nessuna notizia da parte dell’Europa, con una differenza in negativo di 320 milioni.

Come era prevedibile, i benefici economici li avremo tra 10 anni se tutto andrà bene, mentre oggi l'unica certezza sarà quella di pagare gli interessi per il mutuo richiesto della regione.
Ma se da una parte non abbiamo certezze sulle entrate economiche, dall’altra abbiamo quasi una certezza nella nomina di chi guiderà l’autorità portuale nei prossimi anni; voci di corridoio fanno il nome del nuovo commissario per il porto che sarà Gallanti, un giovane settantasettenne sicuramente con idee nuove, la stessa persona geniale che ha trascinato il porto di Livorno al 5° posto nella classifica nazionale (negli anni 90 eravamo il primo porto). 

Ma qualcuno dirà che la colpa è del piano regolatore del porto fermo dal 53’ e solo grazie a lui è stato realizzato finalmente quel PRP che darà sviluppo alla città.
Sarebbe vero se Livorno fosse l’unico porto d’Italia, ma dovremmo fare delle analisi sulla incapacità gestionale di chi guadagna molti euro l’anno per non aver prodotto nulla fino ad oggi.

Partiamo dal PRP, potremmo dire bravo Gallanti a realizzare il PRP dopo 60 anni, se avesse scritto lui personalmente il progetto, invece si è valso di una azienda specializzata profumatamente pagata e risultata tra le indagate al Mose di Venezia; questa decisione la poteva prendere anche un bimbo. Superfluo è ricordare quando Gallanti enunciò nel 2013 che i bacino di carenaggio avrebbero dato lavoro alla città, facendo riferimenti ai porti concorrenti che stavano costruendo dei nuovi bacini di carenaggio, peccato che dopo pochi mesi, forse pressato dalle lobby di qualche interesse, ritrattò tutto dicendo della necessità di non utilizzare i bacini rei di non dare un futuro economico alla città.

La vera forza di questa persona è sulla gestione del porto, basta confrontare i dati con il porto di La Spezia, per capire quanti anni abbiamo perso; Livorno ha una infrastruttura e un territorio superiore alla città ligure, ha centinaia di metri di banchine contro l’unica banchina portuale spezina, ha un collegamento ferroviario che serve benissimo tutta l’Italia, mentre La Spezia ha una linea singola per collegarsi con Parma.

Ma nonostante la superiorità infrastrutturale, Livorno ha 800 mila container in meno l’anno, segno che la gestione del porto è stata insufficiente, chissà se la provenienza ligure ha influito sulle scelte.

Ma la politica non guarda ai risultati, gli interessi sono altri, Livorno non conta più come una volta, ma viene ricordata solo vicino alle elezioni, per scomparire subito dopo nel nulla. Qualcuno potrebbe dire si stava meglio quando si stava peggio, riferito agli anni della famiglia Ciano. Io dico: si starebbe meglio ora se gli interessi pubblici prevalgono sugli interessi privati.

Rossi, vuoi veramente fare qualcosa per provare a cambiare rotta? Nomina un nome nuovo che abbia la voglia di cambiare, di modificare il trend negativo del porto, un nome toscano che possa pensare al bene della città.

Faccio presente che Livorno fa parte della Toscana. 

PS: Notate quali cambiamenti avrà il futuro porto di Livorno

LA GENTE CHE SI INFORMA HA LA POSSIBILITA' DI CAMBIARE L'ITALIA

Oggi, a fine turno, incrocio un collega che mi ferma e mi racconta di aver ascoltato il nostro vice presidente del Parlamento Luigi Di Maio. Pensavo mi iniziasse la solita solfa, voi Grillini di qui, voi Grillini di là, sempre verso una critica. Invece con sorpresa mi ha sottolineato come le frasi di Luigi di Maio l'avessero colpito, gli è piaciuto molto e che stava iniziando ad avvicinarsi a condividere le idee, evidenziando come il gruppo avesse tanti giovani intelligenti

Devo ammettere che non gli piace l'atteggiamento di Grillo, ma poco importa, Grillo vale uno, possiamo non condividere il suo operato, possiamo criticarlo, ma l'importante è svegliare le menti dal torpore della bulimia della politica classica fatta dei vari Renzi e Berlusconi, dove hanno abbandonato la morale e l’etica che esisteva subito dopo la guerra.

Se riusciamo a capire che solo riportando la “questione morale” parlando di: “Quel che occorre, oggi, è l’attuazione di un programma di vero e proprio risanamento nazionale e ciò richiede un impegno comune e una collaborazione di tutte le energie popolari e democratiche”. 

Non sono io a dirlo, ma un certo Berlinguer, persona stimata negli anni 70, dove gli scontri politici avevano un altro spessore morale.