7 peccati capitali dell'EXPO! Ecco come hanno sprecato 17 mi... Non è
un tema locale, ma inciderà fortemente e negativamente verso il
cittadino
No Expo perché nel 2015 non si contesteranno le
politiche dell’Agro-Industria, degli OGM,delle monoculture e delle
sementi ibride che affamano 4/5 del Pianeta, non si parlerà di
land-grabbing o di modelli alimentari imposti a chi per secoli ha
vissuto mangiando e bevendo e che di colpo si ritrova senza cibo e acqua
non per folli, ma per un modello di
sviluppo da secoli basato sullo scippo di risorse e futuro. Un modello
che le tante campagne ONU, comprese quelle che sponsorizzano Expo 2015,
non hanno certo scalfito.
No Expo perché Expo 2015 nasce viziato da un deficit di democrazia e da
un grosso conflitto di interesse: nessun organo elettivo e di
rappresentanza democratica ha mai votato di fare Expo 2015 a Milano; la
scelta dell’area di Rho-Pero per svolgervi la rassegna è un grosso
regalo a Fiera, proprietari di gran parte dei terreni, nel comitato
promotore di Expo 2015, socia di Expo Spa e di Arexpo.
Dal 2007 chiediamo a gran voce, che se proprio devono fare Expo, lo facciano in Fiera o in altre aree e superfici espositive, ma nessuno risponde nel concreto, salvo trincerarsi dietro ambigui non possiamo. La valorizzazione dell’area e il trasferimento di risorse dalle casse pubbliche a quelle private (tra costi dell’area, costi per realizzare Expo e costi per le infrastrutture superiamo abbondantemente i 10 mld di euro di finanziamenti pubblici) sono i veri obiettivi di Expo.
No Expo perché le bugie sul lavoro che verrà (70.000 posti dicevano) sono quotidianamente smentite dal modello occupazionale, che le attività, più legate all’operazione Expo, rappresentano in concreto: lavoro precario, lavoro nero, caporalato, zero diritti, poca sicurezza; è così nei cantieri, in Fiera, nei services, nei poli logistici. Sarà così anche per Expo, a conferma che a beneficiare della rassegna non saranno i cittadini (manco le metropolitane promesse…) ma speculatori, mafie, banche.
No Expo perché lo pagheremo tutti noi in termini di tagli da altre voci di spesa pubblica (vedere legge 133-2009), di beni comuni privatizzati, di territori agricoli e a parco devastati. Come in tutti gli scenari da shock economy, Expo alimenta un meccanismo , peraltro già consolidato a Milano, di gentrificazione e privatizzazione, con spoliazione e trasferimento di ricchezza dal Pubblico agli interessi di pochi soggetti privati, a scapito dei bisogni della collettività e dei diritti dell’abitare.


Dal 2007 chiediamo a gran voce, che se proprio devono fare Expo, lo facciano in Fiera o in altre aree e superfici espositive, ma nessuno risponde nel concreto, salvo trincerarsi dietro ambigui non possiamo. La valorizzazione dell’area e il trasferimento di risorse dalle casse pubbliche a quelle private (tra costi dell’area, costi per realizzare Expo e costi per le infrastrutture superiamo abbondantemente i 10 mld di euro di finanziamenti pubblici) sono i veri obiettivi di Expo.
No Expo perché le bugie sul lavoro che verrà (70.000 posti dicevano) sono quotidianamente smentite dal modello occupazionale, che le attività, più legate all’operazione Expo, rappresentano in concreto: lavoro precario, lavoro nero, caporalato, zero diritti, poca sicurezza; è così nei cantieri, in Fiera, nei services, nei poli logistici. Sarà così anche per Expo, a conferma che a beneficiare della rassegna non saranno i cittadini (manco le metropolitane promesse…) ma speculatori, mafie, banche.
No Expo perché lo pagheremo tutti noi in termini di tagli da altre voci di spesa pubblica (vedere legge 133-2009), di beni comuni privatizzati, di territori agricoli e a parco devastati. Come in tutti gli scenari da shock economy, Expo alimenta un meccanismo , peraltro già consolidato a Milano, di gentrificazione e privatizzazione, con spoliazione e trasferimento di ricchezza dal Pubblico agli interessi di pochi soggetti privati, a scapito dei bisogni della collettività e dei diritti dell’abitare.




